A volte, certe cose ti attirano come le luci di un distributore automatico di notte. Il nome Flavia Vento ha un fascino magnetico, un misto di nostalgia trash e curiosità antropologica. Così, quando Belve ha annunciato il suo ritorno in scena, non ho resistito.
Ho cliccato, sperando che i ricordi un po’ confusi del passato fossero stati spazzati via da una nuova immagine, più nitida e definita. E invece, niente. L’intervista? Un perfetto caos. Risposte indecifrabili, un cocktail di affermazioni che si annullavano l’una con l’altra, dichiarazioni di benessere che non riuscivano a nascondere un disagio profondo.
Sembrava di assistere a una partita di tennis dove però mancava la pallina: solo racchette che mulinavano a vuoto.
Chi è Flavia Vento oggi? Cosa ha fatto, cosa vuole fare? Queste domande non hanno trovato risposta, e non è stata certo Francesca Fagnani a chiarire la situazione. A un certo punto, mio figlio 20enne, pubblico occasionale e totalmente a digiuno del “mito” Vento, ha chiesto: “Ma lei, esattamente, cosa fa?”
Una domanda che avrei voluto girare in diretta alla stessa Flavia o, meglio, alla Fagnani, che questa volta sembra aver voluto scavare più nel cubo di plastica che nel personaggio. La stessa plastica da cui, ironia della sorte, Flavia sembra non essere mai davvero uscita.
Resta però un dubbio: perché questo ritorno? È una sorta di preludio a un rilancio che ancora non ci è chiaro? Magari un libro, un reality, una nuova era di Flavia Vento influencer mistica? Un’altra conversione? Se c’era un trampolino di lancio, ieri sera ha oscillato pericolosamente sotto i piedi dell’ex valletta. E invece di un salto, abbiamo temuto il tonfo.
E sul pubblico? Beh, dipende. Qualcuno potrebbe trovarla una figura affascinante nel suo caos, una sorta di fenomeno mediatico che sa comunque tenere incollati, se non altro per capire quale sarà la prossima frase spiazzante. Altri, invece, potrebbero sentirsi disorientati o addirittura imbarazzati, chiedendosi se questa confusione fosse voluta o semplicemente inevitabile. In ogni caso, Flavia Vento non passa inosservata, e forse questo è il suo vero talento: non lasciarti mai completamente indifferente.
Eppure, una cosa va riconosciuta: Flavia ha il talento di far parlare di sé, anche quando non si capisce bene cosa abbia detto. È un caos ipnotico, una sorta di performance artistica involontaria che ti lascia con più domande di quante ne avessi all’inizio. E quel sorriso, che sembra dire: “Beh, io sono qui, voi no,” ha una sua strana efficacia.
Di belve, però, nemmeno l’ombra. Forse l’unico artiglio è stato quello del telecomando, con cui molti avranno soppesato l’idea di cambiare canale. Eppure, siamo rimasti lì, perché Flavia non è un trampolino, non è nemmeno un tonfo: è una piscina gonfiabile in cui, volenti o nolenti, finisci per tuffarti. Magari con un po’ di perplessità, ma anche con un sorriso ironico.