Lo vedo sempre al parchetto, quando due cani si annusano da lontano, si misurano un secondo, poi i padroni cambiano direzione con la calma di chi ha già capito tutto. Nessuno si sente in colpa, nessuno si giustifica, nessuno ci ripensa per tre giorni. È la normalità, si evita, e si va avanti.
Tra umani, invece, no. Se cambi strada, stai fuggendo. Se non rispondi, sei scortese. Se taci, sei freddo. Tutto deve avere un significato, possibilmente drammatico. Come se la vita fosse una continua riunione di condominio in cui bisogna giustificare ogni passo.
Eppure evitare non è vigliaccheria, e non va confuso con i codardi. I codardi spariscono nel nulla e poi tornano con un “scusa, non stavo bene”. Chi evita, invece, resta. Solo che lo fa in silenzio, nella corsia laterale della propria sanità mentale. I primi scappano perché non reggono lo sguardo, gli altri si scansano per non perdere l’ironia.
E di ironia ce ne vuole parecchia, soprattutto oggi, nell’era delle risposte immediate. Scrivi un messaggio, lo visualizzano, spariscono. Panico. Si aprono scenari degni di una serie Netflix: “Avrà letto e non sa cosa dire”, “Avrà letto e sta pensando come ferirmi”, “Avrà letto e… è morto?”. Nessuno considera l’ipotesi più banale, dove magari mi sto depilando, cucinando o, molto più semplicemente, decidendo cosa fare. Ma no. Preferiamo girare il film nella nostra testa, con tanto di colonna sonora, finale tragico, pollice sù o giù.
Reagire è diventato un riflesso condizionato: ti provocano, rispondi. Ti fraintendono, chiarisci. Ti ignorano, scrivi un post. Poi ci si ritrova esausti, ma con la soddisfazione di aver dimostrato… cosa, esattamente?
Evitare bene è un’arte di sottrazione. È dire “non oggi” con un mezzo sorriso, e poi cambiare marciapiede senza sentirsi meno forti. È sapere che certe battaglie non portano gloria. Non reagire non è non sentire, ma è sentire tutto e decidere di non rovinarcisi dentro. È un’ironia che diventa corazza che ti salva la pelle e, nei giorni migliori, pure l’umore.
Non avere tutto sotto controllo è una forma di fiducia, quella che arriva quando smetti di spiegare, di convincere, di sistemare. Quando capisci che certe cose si aggiustano meglio da sole, o non si aggiustano affatto — e va bene così.
E poi, se funziona per i cani, un motivo ci sarà. Loro, dopo aver evitato, si scuotono e tornano a vivere. Noi, invece, restiamo fermi a chiederci se abbiamo dato l’impressione sbagliata.
